Women On Music: Intervista a Francesca Ceccarelli

Abbiamo chiacchierato di musica e sogni con Francesca Ceccarelli: giornalista, ufficio stampa e promotion/communication manager


La nostra rubrica WoM – Women On Music ci tiene compagnia anche d’estate.

Voolcano: Ciao Francesca, partiamo dall’inizio. Com’è nata la tua passione per la musica? Qual è stato il momento in cui hai capito che questa era la tua strada?

Francesca Ceccarelli: Ciao a te! Dunque, la mia passione per la musica nasce sicuramente in età adolescenziale come per molti di noi ed è tramutata in desiderio di farla diventare parte integrante del mio lavoro dopo un’esperienza formativa che ho avuto a Roma presso l’Accademia D’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Lì, infatti, dopo aver frequentato un master in critica giornalistica ho avuto la possibilità di mettere la mia penna alla prova con l’arte e quello della musica è stato il feeling più spontaneo anche grazie al mio super prof Ernesto Assante (firma autorevole di La Repubblica), da allora per me punto di riferimento professionale da cui prendere insegnamento e stimolo al miglioramento.

V: Sei giornalista, hai un ufficio stampa tutto tuo, sei promotion e communication manager presso Voodoo Comunicazione. Quali sono le soddisfazioni più grandi del tuo lavoro?

FC: In effetti mi sento un’ibrida della comunicazione ma proprio questo mio aspetto credo sia un punto di forza, di differenziazione rispetto a molti colleghi e colleghe: non vedo mai un progetto da un unico punto di vista ma mi piace dare sia una visione critica che costruttiva. La soddisfazione più grande si barcamena su due livelli: vedere il mio nome in calce alle interviste su La Repubblica come sognavo già all’età di 7 anni e rendere il progetto/ sogno altrui su quella stessa pagina o simili e far sì che quel progetto sia comunicato nel miglior modo possibile che è poi la mission di Voodoo, la mia ultima esperienza lavorativa.

V: Hai avuto momenti di sconforto o ripensamento sul tuo percorso? Quali difficoltà hai dovuto affrontare?

FC: I momenti di sconforto possono essere all’ordine del giorno per tutti credo, meno quelli di ripensamenti, almeno per quanto mi riguarda. Se decido una cosa è difficile che io torni indietro “se non per prendere la rincorsa”. Un momento molto difficile è stato quello dell’anno scorso, tra lockdown e pandemia. È stata una fase della mia vita veramente difficile sia dal punto di vista lavorativo che umano, vedere svanire i tuoi sforzi per qualcosa che non puoi controllare è davvero avvilente. Non avere tutele e sentirsi invisibili in un mondo lavorativo che poi viene comunque a battere cassa anche se hai una partita iva a conto zero, ti lascia disarmata. Ma toccando il fondo si può e si deve risalire, cogliendo al volo le opportunità che la vita a volte ti riserva molte volte sorprendendoti (anche in positivo!).

V: Che rapporto hai con gli artisti che segui?

FC: Nel rapporto con gli artisti che seguo come ufficio stampa devo ritenermi davvero mediamente fortunata: da sempre sono riuscita a instaurare dei rapporti umani e lavorativi fondati sul rispetto reciproco e soprattutto sullo scambio. Credo sia importantissimo condividere idee e spunti con gli artisti in modo da trovare la strategia più adeguata.

V: Immagina di dover spiegare a qualcuno che non ne sa nulla di che cosa ti occupi.

FC: “Faccio cose, vedo gente”. (cit.)

Credo sia importantissimo condividere idee e spunti con gli artisti in modo da trovare la strategia più adeguata.

V: Quali caratteristiche deve avere chi si occupa di ufficio stampa?

FC: Sicuramente un buon background culturale e non parlo solo di quello legato ai libri ma anche alle esperienze di vita: bisogna fare da ponte e per essere ponti stabili bisogna essere ben saldi nelle fondamenta. Poi l’empatia, non solo con gli artisti ma anche e soprattutto con gli addetti ai lavori, i giornalisti. Mettersi sempre al fianco delle persone con cui lavori e mai in posizione di sudditanza o supponenza.

V: Raccontaci il tuo primo ricordo musicale e gli artisti che ti hanno cambiato la vita.

FC: Il mio primo ricordo musicale mi fa sorridere perchè è legato a una musicassetta di Zucchero Fornaciari che comprai a una fiera della mia città, Frosinone (no, non è la città di Calcutta), mettevo su quelle canzoni e ballavo nel salotto dei miei nonni. Poi ci sono state le Spice Girls, icone totali per poi sfumare nel rock duro dei Linkin Park o simili durante il liceo, periodo alquanto tormentato. Con l’università ho scoperto il mondo “indie”, quindi Zen Circus, Stato Sociale, per poi approdare naturalmente ai nostri grandi cantautori, su tutti Lucio Dalla e Franco Battiato.

V: Domanda difficile: i tuoi 3 album del cuore.

FC: La voce del Padrone (F.Battiato), Uomo Donna (Andrea Laszlo De Simone) e MYMAMMA (La Rappresentante di Lista).

V: Secondo la tua esperienza, ad oggi, esiste ancora un forte gender gap nell’ambiente musicale? Cosa vuol dire essere donna in questo settore?

FC: Senza dubbio credo che in Italia ci sia un gender gap a livello lavorativo in tutti i campi, non solo quello musicale. Non sono una femminista estrema ma mi do da fare ogni giorno affinchè il mio lavoro, quello che sono e faccio venga rispettato in quanto persona e non come rappresentante di genere. Personalmente non ho mai vissuto vicende particolarmente spiacevoli o gravi sia perchè ho avuto la fortuna di lavorare in ambienti abbastanza equilibrati sia perchè sono stata io stessa in primis ad evitare situazioni equivoche o sgradevoli. Credo ci voglio uno switch culturale da entrambe le parti.

V: Un consiglio a tutte le persone che vogliono lavorare nel settore musicale.

FC: Consigli? Se posso darne a 34 anni e dopo dieci anni di carriera nel settore mi sento di dire: umiltà senza sudditanza, MAI; voglia di apprendere e migliorare, SEMPRE; accettare che si può cadere ma anche che all’interno di ognuno di noi c’è una piccola grande forza motrice capace di farci ripartire; last but not least la passione, senza questa non si va davvero da nessuna parte, che si voglia fare l’ufficio stampa o il ragioniere!

V: La musica e i live stanno ripartendo, a piccole dosi. Come vedi il futuro della musica e dei concerti?

FC: La musica di per sè forse non si è mai fermata, quella dal vivo un pò timidamente sta tornando a fare capolino con mia grande gioia sia come fruitrice che come addetta ai lavori. L’arte è materia viva e come tale si distrugge e ricrea. La musica dal vivo tornerà, magari in maniera diversa, ma tornerà. Anzi, sta già tornando. Alzate il volume!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *