Nasce Quilombo: la nuova rubrica mensile curata da Damonji – Paulino Vieira

Dedicata a produttori e musicisti visionari che hanno contribuito alla diffusione di stili e generi musicali africani e afro-discendenti.

La prima uscita di Quilombo è dedicata a Paulino Vieira, produttore, arrangiatore e polistrumentista che ha avuto un ruolo chiave nella diffusione e nella definizione dello stile di un sound molto particolare, quello dell’esodo capoverdiano.

Nato nel 1956 a Capo Verde, più precisamente nell’isola di São Nicolau, nella prima metà degli anni ’70 si trasferì a Lisbona per entrare a far parte di “Voz de Cabo Verde”, ai tempi la band capoverdiana più in voga. Fu invitato a entrare nel gruppo da Bana, altra figura fondamentale nello sviluppo e diffusione della musica capoverdiana in Europa.  

Molti capoverdiani avevano lasciato il proprio paese e si erano trasferiti in Europa, principalmente a Lisbona ma anche a Parigi e Rotterdam. Paulino Vieira, tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’90, collaborò con numerosi artisti e band: da nomi pressoché sconosciuti a star internazionali come Cesária Évora, è difficile trovare album di musicisti capoverdiani di quell’epoca nei quali non ci sia stata la sua partecipazione.

Il sound capoverdiano e il lavoro di Paulino Vieira sono stati riscoperti grazie ad etichette come Analog Africa e Ostinato Records che, rispettivamente nel 2016 e nel 2017, hanno pubblicato due compilation dedicate alla musica capoverdiana anni ’80.

I brani selezionati in questa playlist hanno visto la partecipazione di Paulino Vieira come produttore, arrangiatore e polistrumentista. Appartengono a diversi stili come Morna, Coladeira e Funaná: quest’ultimo genere è tradizionale dell’arcipelago di Capo Verde ma, per la sua natura lasciva, intrinsecamente africana e soprattutto ribelle era stato proibito dal colonialismo portoghese. Veniva suonato di nascosto e, dopo l’indipendenza del paese – che avvenne nel 1975 -, questo stile esplose nuovamente. Dall’incontro con sintetizzatori e altri strumenti elettronici nacquero nuovi ibridi che combinano tradizione e modernità.

Capo Verde è un arcipelago che ha guardato verso entrambi i lati dell’Atlantico. La musica non incontra solo nuova strumentazione ma nasce dalle contaminazioni raccolte da altre culture: quelle che arrivavano a Capo Verde con viaggi e scambi commerciali – dal continente africanoBrasile e Caraibi – e quelle che sono nate dagli scambi avvenuti con altre diaspore africane in Europa – come quella delle Antille.

Questa playlist, carica di allegria nostalgica, raccoglie alcuni brani di quello che è conosciuto come il sound cosmico di Capo Verde.

Ascolta Quilombo su Spotify:


Damonji

a cura di Damonji

Selector e collezionista di dischi anni 70’ e 80’ provenienti da Africa, Brasile e Caraibi. Scava a fondo portando avanti una ricerca musicale senza sosta, molto influenzata dalle esperienze in Sud America, nelle quali ha avuto modo di vivere i ritmi direttamente sul posto. Ugualmente affascinato da ritmi tradizionali, funk, latin e disco sfugge alle definizioni e nei suoi set si muove cercando le connessioni tra questi universi.

Quilombo | Dic ’21

Tracklist: 

Cyril Diaz & Orchestra – Feeling Happy 

Henri Debs Quintet – Mr Kombass a Paris 

Raymond Cicault Et Son Orchestre Volcan – À Mon Ami Lucien Jolibois 

Dolor Et Les Diables Du Rythme – Salvana 

Le Ry-co Jazz – Dima Bolane   

Guy Conquette – Assez Fait Cancan

Sydney Lérémon Et Ses Amis Du Calvaire Baie-Mahault – You You Matayango 

Ti Céleste, Popilation Basse -Terrienne Au Abois

Robert Mavounzy Quartet – Henri Te Vlé Mayé 

Le Ry-Co Jazz – Si I Bon DI I Bon

Eric Virgal – Stanislas 

Les Vikings – Ambiance (Guhe Huiamo) 

Les Aiglons – Les Aiglons Ka Satisfait 

Smoke –  Lina Femm’ Foll

Rico Et Pi Yo – Pas Coler La

Midnight Groovers – Talon Haut

Edouard Benoît – Mauve Chauffe

Koumbit – Lagé Yo

Expérience 7 – Banzai

Jo Star – Demaré Mwen

Alex Rosa – Sistem

Zouk Machine – Ou ke Rive

Exile One –  Ilyne

Midnight Groovers – Stranger (Disques Debs Version)

Henri Debs Sextet Et Paul Blamar – Moin Çé On Maléré

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