Torna Quilombo che con la rubrica di Giugno dedica un omaggio a un grandissimo innovatore e visionario della musica afro-discendente: Jacob Desvarieux
Dopo l’episodio dedicato alle produzioni di Henry Debs, questa uscita ci riporta tra le Antille e Parigi, seguendo lo sviluppo e l’enorme successo che la musica di Guadalupe ebbe nella decade degli anni ‘80.
Jacob Desvarieux nasce a Parigi nel 1955; viene cresciuto dalla madre, che lo porta a viaggiare fin dalla prima infanzia, in cui trascorre alcuni periodi tra la sua terra di origine (Guadalupe) e la Martinica; per un periodo vivono in Senegal. Nell’adolescenza torna a stabilirsi nella capitale francese.
Negli anni ’80 Parigi era un terreno fertile per le innovazioni musicali.
Il contesto politico era più favorevole che in altri paesi: mentre in gran parte dell’Europa e Stati Uniti erano forti le politiche conservatrici di Margaret Thatcher e Ronald Reagan, in Francia il governo di Mitterand investiva risorse pubbliche nel settore culturale.
Parigi contava una forte presenza di varie diaspore provenienti dalle ex colonie africane e caraibiche. Gli scambi culturali e musicali tra la metropoli e l’Africa Francofona erano frequenti. Oltre che negli studi di produzione musicale, questi scambi di stili e influenze erano presenti nella vita notturna della capitale: erano presenti diversi club con serate interamente frequentate dalle diaspore, nelle quali i diversi stili che le contraddistinguevano venivano suonati da live band o selezionati dai dj.
In quegli anni le radio libere e quelle pirata stavano prendendo sempre più piede. Tra queste, a Parigi, c’erano stazioni come Radio Tropicale e Africa no1.
Gran parte delle produzioni musicali dell’Africa Francofona e delle sue diaspore in Europa venivano pubblicate da etichette francesi. Alcuni musicisti africani, che non disponevano di studi moderni, viaggiavano apposta a Parigi per registrare i propri album.
In questo contesto trovavano terreno fertile le innovazioni musicali, e lo zouk è sicuramente tra queste: un’espressione musicale nata dall’incontro della musica tradizionale di Guadalupe (tra cui il gwo-ka, genere con una predominanza delle percussioni) e delle sue evoluzioni più moderne (come la cadence della fine degli anni ‘70) con la musica funk e disco, senza tralasciare l’influenza di altri stili musicali africani, come il makossa del Camerun e la rumba congolese.
Nello zouk non si incontrano solo diversi generi, ma anche differenti strumentazioni: le percussioni lasciano spazio a drum machine e sintetizzatori, ma senza dimenticare le radici tradizionali. Nacque un genere inebriante che, con il soukous congolese dell’epoca, avrebbe a breve conquistato e fatto ballare tutta l’Africa!
Il termine zouk era già presente nella lingua creola e secondo alcuni si riferisce a una danza popolare, secondo altri a una sala da ballo non convenzionale o a un ballo sensuale.
Uno dei padrini del genere zouk è stato proprio Jacob Desvarieux, chitarrista e leader della band dal successo planetario Kassav’; uomo di palcoscenico ma anche di studio, fu dietro numerose produzioni di artisti afro-discendenti, che toccano svariati generi tra cui makossa, disco e soukous.
I Kassav’ nascono dall’incontro di Pierre-Edouard Decimus (ex membro della grande band Les Vikings de la Guadeloupe) con Desvarieux, che all’epoca era un produttore e musicista di studio a Parigi; completa il trio Georges Decimus, fratello di Pierre-Edouard e strabiliante bassista. L’intento del trio era quello di adattare le musiche tipiche della tradizione del carnevale di Guadalupe alla strumentazione moderna, sintetizzatori e drum machine.
Nel 1981 danno alla luce il primo album zouk della storia: Love and Ka Dance, un’intrigante fusione del tradizionale gwo-ka e della cadence con il funk e la disco.
Tra le radici dello zouk è di fondamentale importanza la musica africana, in particolare quella congolese; gran parte del merito di questa influenza va alla band Ry-Co Jazz (della quale si era parlato nel Quilombo di dicembre), originaria del Congo ma che si era poi stabilita tra Guadalupe e Martinica.
Il successo dei Kassav’ fu enorme, conquistò soprattutto Africa, Antille e Francia, ma anche America Latina, Europa e Asia. La diffusione della loro musica fu limitata nel contesto anglofono a causa della quasi totale assenza della lingua inglese. I testi della band erano nel francese creolo di Guadalupe e Martinica e dietro a gran parte di essi vi era il basista Georges Decimus.
Nell’Africa occidentale, anche paesi lusofoni come Angola e Capo Verde, lo Zouk è stato molto imitato nella musica locale. Una delle testimonianze più curiose di questo è a Luanda (capitale dell’Angola), dove c’è un museo dedicato alla musica Zouk.
Si può forse dire che il processo a cui aveva posto le basi Henry Debs, che aveva man mano portato la musica di Guadalupe al di fuori dei Caraibi e alla conquista della diaspora audience in Francia, trova compimento negli anni ‘80 e con i Kassav’, che ne consacrano il successo planetario, rimanendo pur sempre molto fedeli alle radici caraibiche.
La playlist si è concentrata sugli anni d’oro dei Kassav’ e l’esplosione dello zouk negli anni ‘80 ma sia la carriera di Desvarieux come produttore sia dei Kassav come band sono andate avanti fino al 2010 e oltre.
Nella playlist, oltre a una serie di brani dei Kassav, troveremo alcune delle collaborazioni di Desvarieux: quella con il Camerunense Pasteur Lappè, al leggendario sound soukous di Bopol ed altre icone dello zouk come Patrik Saint Eloi e Jean-Claude Naimro (molti dei quali, oltre ad essere solisti, erano parte dei Kassav’).
La scorsa estate, dopo alcune complicazioni di salute ed aver contratto il Covid, Jacob Desvarieux ci ha tristemente lasciati mentre si trovava nella sua terra di origine.
Gli dedichiamo questo piccolo omaggio.
Ascolta Quilombo su Spotify:
a cura di Damonji
Selector e collezionista di dischi anni 70’ e 80’ provenienti da Africa, Brasile e Caraibi. Scava a fondo portando avanti una ricerca musicale senza sosta, molto influenzata dalle esperienze in Sud America, nelle quali ha avuto modo di vivere i ritmi direttamente sul posto. Ugualmente affascinato da ritmi tradizionali, funk, latin e disco sfugge alle definizioni e nei suoi set si muove cercando le connessioni tra questi universi.