Backstage: intervista a Massimo Bonelli

La nuova puntata della nostra ‘Backstage’ vede protagonista Massimo Bonelli di iCompany e Primo Maggio Roma


Eccoci tornati con la nostra rubrica dedicata al mondo degli addetti ai lavori della musica. Oggi siamo contenti di ospitare Massimo Bonelli, autore de ‘La Musica Attuale’, fondatore di iCompany e Event Manager del Primo Maggio Roma che ci parlerà dei tanti ruoli che ricopre nel Music Business.

voolcano: Ciao Massimo, di cosa ti occupi nel mondo della musica?

Massimo Bonelli: Ciao a tutti, sono Massimo Bonelli. Mi occupo di musica in modo piuttosto trasversale passando attraverso managementproduzione e organizzazione di eventi, produzioni televisive, publishing, consulenze artistiche e tante altre piccole attività integrate alla costruzione di progetti musicali nell’era digitale.

Penso che questa sia un’epoca in cui è importante conoscere e comprendere un po’ tutti gli ambiti operativi legati del music business per essere preparati ad operare con consapevolezza ed efficacia quando la situazione o l’opportunità dovesse richiederlo.

v: Studio, formazione o esperienza diretta? Quale delle due per te è stata la più importante nel percorso professionale?

MB: Sono convinto che lo studio, la formazione e la preparazione siano sempre fondamentali nell’operatività di un professionista del settore musicale, specie in questo specifico periodo. Credo anche, però, che l’esperienza diretta nella gestione delle varie circostanze, anche sbagliando e commettendo errori, sia stata per me di gran lunga la scuola più importante.

Nella musica dell’era digitale non esistono regole fisse e immutabili nel tempo, come magari invece accadeva appena qualche anno fa, nell’era analogica. Quella attuale è una realtà in veloce evoluzione con dinamiche e situazioni in continuo cambiamento.

Solo attraverso l’esperienza diretta e una costante attenzione agli eventi di tutti i giorni si può provare a rimanere sul pezzo, in equilibrio sull’onda dell’era digitale per poterla osservare e comprendere nelle sue continue evoluzioni. Per cui, in conclusione, mi sento di premiare l’esperienza diretta come metodo di apprendimento più efficace.

Massimo Bonelli | www.massimobonelli.it

V: Addett* ai lavori che ti ha ispirato nel tuo percorso:

MB: Nella mia vita ho avuto la fortuna di poter lavorare o anche solo collaborare con diversi importanti professionisti. Ad esempio, nella prima parte della mia carriera è stato, per me, di grande ispirazione Paolo Dossena. Io e Paolo siamo stati amici e poi anche soci per anni nella Compagnia Delle Nuove Indie.

Lui ha iniziato come discografico negli anni ’60, lavorando per RCA e per importanti artisti per poi decidere di mollare tutto e concentrarsi sulla produzione discografica di World Music ottenendo grandi successi ancora una volta. Crescendo poi ho incontrato e frequentato tanti altri colleghi che apprezzo sia per le doti professionali che per quelle prettamente umane. I nomi da fare sarebbero tanti… al momento mi vengono in mente per esempio Flavio Severini, Francesco Barbaro e Stefano Senardi.

Ci sono poi sicuramente tante altre persone che sto dimenticando, ma osservando e ammirando da vicino il lavoro dei sopracitati ho avuto la possibilità di crescere e imparare tanto.

v: Tool professionale digitale che ha avuto più impatto nella tua professione?

MB: A parte le email, da sempre grande risorsa per avere documenti e materiale che rimangono facilmente in memoria e subito rintracciabili, sarò banale ma mi sento di scegliere Whatsapp come altro tool importante per il mio lavoro.

Credo che Whatsapp sia l’evoluzione tecnologica delle email e per un “non amante delle telefonate” come me, poter avere sempre a portata di mano messaggi o documenti è sicuramente importante. In passato ricevevo tantissime telefonate di lavoro con un notevole scambio di informazioni che spesso finivano nel dimenticatoio.

Ad oggi, a meno che non si tratti di situazione spinose e urgenti da risolvere, preferisco sempre ricevere un messaggio o un’email piuttosto che una telefonata.

“L’artista dell’era digitale è chiamato ad avere competenze trasversali per poter essere consapevole dell’ambiente in cui si muove, del pubblico a cui fa riferimento e, soprattutto, di sé stesso, di chi è e di cosa propone cercando di essere il più originale possibile

v: In che area, a tuo avviso, un artista deve cercare di essere il più consapevole possibile tra quelle del mondo degli addetti ai lavori?

MB: In merito a questa domanda, mi sento di dire che l’artista dell’era digitale sia chiamato ad avere competenze trasversali per poter essere consapevole dell’ambiente in cui si muove, del pubblico a cui fa riferimento e, soprattutto, di sé stesso, di chi è e di cosa propone cercando di essere il più originale possibile.

Dovendo scegliere, fra tutti i ruoli che un artista deve comunque conoscere e comprendere, mi sento di indicare il Management e più in particolare il “Management di sé stessi” come area fondamentale in cui un artista deve specializzarsi. Aggiungerei anche la capacità di raccontarsi, di comunicare con l’esterno in maniera empatica.

Questo è un argomento su cui mi sono informato tanto. Sul tema ho raccolto pareri, letto libri, consultato saggi e studi tanto da scriverci addirittura un libro che è stato pubblicato un paio di anni fa: “La musica attuale: Come costruire la tua carriera musicale nell’era del digitale”. Un testo che mi ha dato e mi sta dando grosse soddisfazioni perché molto apprezzato sia dagli addetti ai lavori che dagli artisti.

v: Evento musicale a cui hai partecipato e che più ti ha ispirato nella tua professione negli ultimi anni?

MB: Incredibilmente, il mio percorso da professionista nasce proprio dalla passione per la musica e per le novità che mi ha trasmesso negli anni ‘90 il Concerto del Primo Maggio di Roma, che poi mi sono incidentalmente trovato ad organizzare e dirigere artisticamente molti anni dopo. Ricordo che da ragazzino ci andavo da spettatore.

Arrivavo fin dalla mattina in piazza San Giovanni, mentre a casa mia, ad Eboli, con la complicità di mia madre, mettevo a registrare  su VHS la diretta tv RAI. In quegli anni, il Concertone era per me il modo più concreto per entrare in contatto con la scena live underground italiana e infatti mi ha dato modo di conoscere e vedere per la prima volta dal vivo band come gli Afterhours, i Bluvertigo, i Gang, i Mau Mau, i Modena City Ramblers, gli Almamegretta solo per citarne alcuni. Senza fare nomi per non fare torto a nessuno, oggi trovo stimolanti quei festival in cui gli organizzatori provano ad integrare la musica ad altre forme di arte o di intrattenimento.

Apprezzo la linea editoriale di alcuni festival, ad esempio quelli che mettono più palchi a disposizione di artisti e pubblico coinvolgendo diverse categorie di performer, anche non solo musicali. Questi eventi trasversali di base provano ad offrire al pubblico presente un’esperienza potenzialmente più ampia che parte indubbiamente dalla musica ma tenta di arricchire l’offerta provando a spostarla su un livello non solo emotivo ed esperienziale, ma anche culturale. Non sempre il risultato riesce del tutto, ma è una strada certamente interessante da sperimentare sempre più e sempre meglio in futuro.

“La musica attuale” di Massimo Bonelli (ROI Edizioni – 2020)

v: Quali ruoli secondo te acquisteranno sempre più importanza nei prossimi anni nel mondo della musica?

MB: La risposta a questa domanda non è affatto semplice o scontata. Qualcuno risponderebbe sicuramente gli analisti, che sono in grado di codificare al meglio i dati che le varie piattaforme di streaming raccolgono. Io, invece, spero che tornino sempre di più al centro di tutto gli artisti e le loro opere d’arte.

Nonostante io sia un fruitore ed un sostenitore dello streaming, della sua democraticità e della sia capacità di rendere accessibile in un istante tutta la musica che posso desiderare di ascoltare, penso anche che però, dall’altra parte, stia comprimendo l’ispirazione artistica sull’altare della ricerca del successo.

Molti artisti, molti producers e la quasi totalità delle case discografiche sono un po’ vittime e carnefici di un meccanismo che sembra premiare un certo tipo di canzoni, con codici, durate e sonorità “furbe” e votate ad assecondare il potenziale successo piuttosto che l’ispirazione pura e diretta della canzone. 

Mi auguro che gli artisti possano vivere nei prossimi anni un’era illuminata in cui esprimersi a prescindere dal mezzo di comunicazione della loro arte. Questo è il mio augurio ma, direbbe il grande Mogol, quel che sarà nei fatti “lo scopriremo solo vivendo”.

v: Un consiglio per riuscire ad ottenere un buon lavoro di squadra?

MB: Sono un grande sostenitore dei “team di lavoro” e dei rapporti umani con le persone con cui si collabora. Ho sempre cercato di costruire attorno a me squadre di persone con cui prima di tutto creare empatia e rapporti uomani anche extralavorativi perché penso che poi un buon team sia quasi sempre una sorta di estensione del concetto di famiglia.

E’ un po’ come quando andavamo a scuola e frequentavamo i nostri compagni anche fuori dal contesto scolastico facendo nascere simpatie, antipatie ed amori che poi hanno arricchito la nostra vita.

Se si riesce a fare questo anche con il proprio team di lavoro alimentando la voglia di stare insieme, di voler raggiungere insieme un obiettivo, di condividere progetti e momenti di svago (da un concerto ad un aperitivo) allora si potrà ottenere di più da tutte le persone in causa facendole sentire parte integrante e fondamentale del progetto.

“Credo che perseveranza e curiosità sono elementi fondamentali per fare la differenza e raggiungere gli obiettivi nel settore musicale

v: Un consiglio per chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso?

MB: Non è semplice dare consigli. Quello che mi ha sempre aiutato, in base alla mia esperienza personale, è la perseveranza. Nel corso della mia vita e del mio percorso lavorativo ho sbagliato tante volte, ho fallito su diversi obiettivi, e continuo a sbagliare e fallire. Eppure non mi sono mai fermato. Mai.

Alcune delle persone che lavorano con me, mi dicono che non hanno mai visto una persona così testarda e determinata nel raggiungimento degli obiettivi che si prepone. Questo secondo me è quello che generalmente contraddistingue chi ce la fa da chi si arrende e si ferma. Io non mi sono mai fermato e credo che la perseveranza sia fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi e quindi anche per fare bene questo mestiere.

Un altro elemento che mi sento di aggiungere è la curiosità, perché noi addetti ai lavori siamo chiamati ad essere sempre a conoscenza di tutti gli aspetti che regolano il settore musicale. Per questo motivo penso che sia fondamentale essere alla ricerca costante di risposte e informazioni con la curiosità di indagare su tutto quello che accade attorno a noi.

Quindi, in conclusione, perseveranza e infinita curiosità sono i due elementi che secondo me fanno la differenza nel nostro lavoro.

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