10 Documentari Musicali da Non Perdere

Ryuichi Sakamoto: Coda (2017) - Documentari Musica

Scopriamo la lista dei documentari musicali selezionati dalla redazione di voolcano


Il mondo dei documentari musicali è in continua evoluzione e negli ultimi due decenni ha visto un vertiginoso incremento di produzioni grazie anche alla nascita di piattaforme digitali come YouTube prima e Netflix dopo, diventando vero e proprio fenomeno. Non più relegato a piccoli gruppi di appassionati, il documentario supera la definizione di prodotto di nicchia per diventare mainstream. 

La produzione è infinita, così come lo sono gli stili e le modalità per raccontare la musica sullo schermo. Alcuni hanno innovato, creando nuovi modi di raccontare il dietro le quinte della musica, altri hanno meravigliato per i contenuti rivelatori della sfera del privato o per il carattere scandalistico. 

Tra la miriade di documentari musicali esistenti, ne abbiamo scelti dieci:

1: Ryuichi Sakamoto: Coda (2017)

Un pianoforte sopravvissuto allo tsunami di Fukushima, la zona evacuata dopo il disastro nucleare e le proteste contro la riapertura di una centrale voluta dal governo giapponese. Questo è l’incipit del documentario diretto da Stephen Nomura Schible sul musicista e compositore giapponese Ryuichi Sakamoto che si rivela più che disponibile a raccontare e raccontarsi davanti l’obiettivo. Viene fuori il ritratto di un artista straordinario  totalmente assorbito dalla musica, votato al proprio lavoro e alla continua ricerca del suono perfetto ovunque esso si possa nascondere; dentro un pianoforte o durante un temporale.

Ryuichi Sakamoto: Coda (2017) - Documentari Musica

2: Sympathy for the devil – One Plus One (1968)

Jean-Luc Godard gira questo film documentario musicale contemporaneamente ai movimenti di rivolta del maggio francese. Ma qui non ci troviamo a Parigi, bensì a Londra, durante le registrazioni in studio dell’album Beggars Banquet con i Rolling Stones al completo. Godard cerca di portare la protesta con sé e finisce per realizzare un’opera slegata e complessa in cui si alternano cinque episodi senza una struttura logica apparente. Per quanto possa sembrare confuso, il film risulta essere specchio di quei tempi e soprattutto dei grandi cambiamenti che portò il ‘68.

Sympathy for the devil - One Plus One (1968) - Top Documentari Musicali

3: Let’s Get Lost (1988)

Nel 1988 Chet Baker muore precipitando dalla finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam. Nello stesso anno esce il documentario Let’s Get Lost diretto da Bruce Weber. Famoso fotografo di moda, Bruce, dopo essersi imbattuto nel jazzista sul finire degli anni ‘80, decide, con un bianco e nero molto glamour, di mostrare Baker alla fine della sua esistenza e con una serie di interviste a musicisti, discografici e donne racconta la parabola discendente di uno dei musicisti più iconici del novecento.

Let’s Get Lost (1988) - Documentario Musica

4: Coachella: 20 Years in the Desert (2020)

Nel giorno in cui sarebbe dovuta partire l’edizione 2020 del Coachella Valley Music and Arts Fest, annullata causa pandemia di coronavirus, è stato lanciato su YouTube questo documentario musicale per festeggiare i vent’anni del famoso festival che si tiene annualmente a Indio, California. Per quanto possa risultare un po’ autocelebrativo, il documentario è una goduria audiovisiva in quanto ripercorre anno per anno la genesi del Coachella, dagli inizi nella scena underground losangelina anni ‘90 fino ad arrivare al fenomeno mainstream che oggi tutto il mondo conosce.

Coachella: 20 Years in the Desert (2020) - Documentario Festival Musicale

5: Big Easy Express (2012)

Tre band (Mumford & Sons, Edward Sharpe and the Magnetic Zeros e Old Crow Medicine Show), un treno e più di 2000 miglia di binari. Da Oakland a New Orleans, coast to coast. Emmett Malloy realizza questo documentario on the road che segue in tour le tre band Nu Folk, in un periodo in cui il genere aveva suscitato assai interesse. Ricalcando un po’ l’idea di Festival Express,  un train tour che nel 1970 aveva visto i Grateful Dead, Janis Joplin, Buddy Guy e altri macinare concerti per il Canada, qui la cornice del sud degli Stati Uniti diventa perfetta scenografia nella quale andare alla ricerca delle radici del proprio sound. Tra Jam improvvisate e concerti nelle varie città, non si può far altro che farsi trascinare da questa festa in continuo movimento.

Big Easy Express (2012) - Documentario Musicale

6: Hip Hop Evolution (2016)

Opera mastodontica questa serie documentario prodotta da Netflix ormai arrivata alla quarta stagione. La storia e l’evoluzione dell’Hip Hop e del Rap raccontate e analizzate dal rapper Shad, impegnato a viaggiare per gli Stati Uniti alla ricerca dei protagonisti del genere: da Dj Kool Herc a Lil Wayne, da AfriKa Bambaataa a Kanye West. Ore di interviste e materiale d’archivio, storie e veri e propri  reportage nelle città in cui nascono e si sviluppano le scene underground che di lì a poco esploderanno come fenomeno. Imprescindibile anche per i non appassionati del genere.

Hip Hop Evolution (2016)

7: Enzo Avitabile Music Life (2012)

Jonathan Demme, regista di film come Philadelphia e Il silenzio degli innocenti, non è nuovo ad esperienze musicali. Infatti, basti pensare all’eccezionale concerto/documentario Stop Making Sense dei Talking Heads o Neil Young: Heart of Gold. Senza cadere in stereotipi su Napoli, Demme presenta la figura di Enzo Avitabile con sincerità e passione notevoli. Il musicista partenopeo è un fiume in piena, in continuo dialogo con il regista. Condivide ricordi, esperienze e musica. Bellissime le perfomance di Avitabile che per l’occasione raduna amici e colleghi musicisti da diverse parti del mondo per portare avanti la sua idea di contaminazione con melodie africane e mediorientali. Di sicuro, uno tra i documentari musicali consigliati da non perdere.

Enzo Avitabile Music Life (2012) Documentario Musica

8: Wattstax (1973)

Il 1965 vede Los Angeles travolta da sommosse a sfondo razziale, soprattutto nel distretto di Watts in cui si contano numerosi morti e feriti. Sette anni dopo, il 20 agosto 1972, la famosa etichetta discografica Stax Records organizza un concerto di beneficenza al Los Angeles Memorial Coliseum per ricordare e commemorare le vittime dei fatti di Watts. Il risultato è un concentrato di black music oltre che una chiara manifestazione politica per i diritti della comunità afroamericana. La Stax sfodera i suoi migliori artisti e durante il concerto non mancano interventi di attivisti politici come quello di Jesse Jackson. Da ricordare le esibizioni degli Staple Singers, Bar Keys, Albert King e Isaac Hayes che a fine concerto regala pura emozione.

Wattstax 1973 Documentario

9: Daft Punk Unchained (2015)

Il duo francese Guy-Manuel de Homem-Christo e Thomas Bangalter riesce a creare un punto di non ritorno per l’EDM, mettendo su uno spettacolo mai visto prima al Coachella 2006. Hervé Martin-Delpierre racconta questo ma anche molto altro nel documentario. I Daft Punk non hanno certo bisogno di presentazioni ma sicuramente la loro storia suscita interesse e curiosità infiniti dato che ci troviamo davanti ad un fenomeno unico nel panorama musicale mondiale. La domanda che ci si pone è: come nascono i robot? o meglio, come si diventa robot?

Daft Punk Unchained (2015) Documentari Musica

10: Lost Songs: The Basement Tapes Continued (2014)

Nel 2014 il produttore T Bone Burnett riunisce ai Capitol Records Studio Elvis Costello, Marcus Mumford, Jim James, Taylor Goldsmith e Rhiannon Giddens per lavorare a una serie di testi scritti a mano appena scoperti. I testi in questione sono canzoni scritte da Bob Dylan nel 1967 che non confluirono successivamente nell’album The Basement Tapes. I musicisti in studio per due settimane lavorano e arrangiano decine di pezzi. Da ciò vengono fuori l’album Lost on the River: The New Basement Tapes e questo documentario che segue il processo creativo che c’è dietro ogni brano. Il film, ultimo della nostra selezione Top Documentari Musicali, contiene anche un’intervista a Dylan.

Lost Songs: The Basement Tapes Continued (2014)

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